lunedì 6 dicembre 2010

Per una volta che mi alzo presto la mattina

Francesco Polidori
Sai quando si dice, non è bella ma è simpatica?!
Ecco lei nemmeno quello,
non è bella, punto.

Ti guarda dai suoi occhialini tondi, piccoli per tutta quella faccia
e poi quella voce,

“Polidori s’è scordato di mettere il modulo C, non posso approvare la sua domanda”

“Veramente il modulo C l’ho messo”

“Sì ma non gli ha allegato il modulo C-11RZ che poteva comodamente scaricare online, ovviamente però doveva conoscere la password, la conosce la password vero?

“No”

“Polidori, è molto semplice, la password gliela avrebbe sussurrata un commerciante che ha la bancarella al mercato di porta de fiori a Roma, la quarta da sinistra partendo dalla terza pietra, perfettamente tonda, dopo che lei gli ha comunicato la parola segreta, saprà qual è la parola segreta no?!… insomma, il modulo C senza l’allegato 11RZ non vale niente, anzi, meglio se non mi avesse portato nulla, adesso deve pagare una mora perché ha compilato male il modulo per la domanda che non le posso approvare, sempre se lo rivuole, allora la rivuole fare o no, sta domada?!”

“Ma veramente io volevo solo…”

“Eh veramente, veramente, ma io mica son qui per lei, sta pure intralciando la fila, comunque questo è l’ID”

“Ah l’ID per il modulo 11RZ?”

“Nooooo, Polidori la prego non mi faccia perder tempo, l’ID per scaricare il bollettino”

“Ma il bollettino per cosa?!”

“Per pagare la mora, la password invece la può ricevere andando dal benzinaio… “

“Senta lasci perdere, non la voglio più fare sta domanda, lasciamo stare così”

“Ah allora deve riempire il modulo di disdetta che può trovare…”

“No basta, come non detto, torno a dormire che è meglio”

Poesia per il buon risveglio (ovvero il manifesto sull’imbroglio del sabato mattina)
Ivan (avanguardia di poesia di strada e assalto poetico)


che mi spiace un pochino, m’in fondo non troppo
star ora adesso
in questa mia notte profonda sprofondata di schiamazzi
in questa mattina che stringi domani sonno a vampate
pisolato oltre me stesso a crescere una rosa di legno
in un sogno dove vendo semi al nettare di regina
tessendo pane e speranza per i pellegrini di Saturno.
che un pochino sorrido, ma di certo non sganascio
star di certo qui
in questo mio attimo palpito di buio ferito dai fari
in questa foschia densa come la rugiada che sbuffi con lo sguardo
stritolato morbidamente moribondo dall’abbraccio tenero del letto
al pensiero di me giocoliere che lego gl’attimi a distanza d’una notte
mentre tu t’accendi sole e quindi mattina fresca.
il mattino ha l’oro in bocca
su bene diritti con quella schiena
‘n, due, tre pedalare su
forza signorina che si fa tardi
ma che noi non si farà tardi mai
non se c’importa il cammino e non l’attimo
mostraglielo coi denti Anna incanto
che tu a nanna saresti restata volentieri
ch’è un imbroglio la scuola
al sabato mattina