Lui: “Chi era cara?”
-sì stanno insieme-
Lei: “Nessuno, la sveglia amore”
Lui: “Perché metti la sveglia alle 14 e 31 del pomeriggio?”
Lei “eh per ricordarmi…” e lui la interrompe “No intendo perchè a 31 e non a 30?”
Lei: “Ma da me è 30”
Lui: “E allora come al solito hai sbagliato era 30” pausa “adesso 31”.
E poi, fermata dopo fermata, un continuo
“scusa cara ma i biscotti che hai portato sono cattivi, non hai chiuso bene il pacchetto, ma come ti sei dimenticata di portarmi il maglioncino, Claudia, adesso ho freddo… ora ho caldo, hai chiuso il gas? Non ti sei ricordata di dar da mangiare al cane?! Ma poi da mia madre ieri ci sei passata?! Ma come no, Claudia…”
La prossima fermata è la mia,non resisto mi butto in ginocchio, le prendo la mano e:
“Lascialo Claudia ti prego, scappiamo insieme come abbiamo sempre detto, lo sai anche tu che lui non ti merita”
Claudia, ormai la mia Claudia, mi sorride, si alza e mi segue
Allora lui le prende la mano e io
ed è a questo punto che ho dovuto dimostrare di avere coraggio,
dico: “No, non tentare di fermarci, ché la nostra vita è in versi, la tua in prosa”.
La vita in versi (Giovanni Giudici)
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.
Metti in versi la vita, trascrivi
fedelmente, senza tacere
particolare alcuno, l’evidenza dei vivi.
Ma non dimenticare che vedere non è
sapere, né potere, bensì ridicolo
un altro voler essere che te.
Nel sotto e nel soprammondo s’allacciano
complicità di visceri, saettando occhiate
d’accordi. E gli astanti s’affacciano
al limbo delle intermedie balaustre:
applaudono, compiangono entrambi i sensi
del sublime – l’infame, l’illustre.
Inoltre metti in versi che morire
è possibile più che nascere
e in ogni caso l’essere è più del dire.