martedì 12 ottobre 2010

Chiedo scusa

francesco polidori
Chiedo scusa per l’assenza, ma ho avuto da fare, impegni, convegni, disegni, marchingegni indegni.

Ma quanto è difficile chiedere scusa, ci stavo pensando proprio in questi giorni.

io ti chiedo scusa


sarebbe bello sentirlo più spesso

ho sbagliato, scusami


è proprio un bel modo per iniziare un discorso, mettendo da parte ogni orgoglio, mettendoci per una volta la faccia, in balia delle reazioni altrui
abbiamo sempre paura di affidarci agli altri, di mettere sulla piazza i nostri sentimenti, di ricevere un NO, dimenticandoci anche di vivere.

Tra le tante cose che ci siamo detti addosso è l’unica cosa che abbiamo tralasciato, che ho tralasciato

ho sbagliato, scusami


Ti chiedo scusa allora, perché a te ci tengo e poi dai, è vero che ho sbagliato, hai ragione tu, come sempre, ma mica è stato così tanto grave

Del resto,
le cose che non si possono perdonare, sono altre.


UOMO DEL MIO TEMPO Salvatore Quasimodo 1935,
-purtroppo ancora attuale-

Sei ancora quello della pietra e della fionda,
uomo del mio tempo. Eri nella carlinga,
con le ali maligne, le meridiane di morte,
t’ho visto – dentro il carro di fuoco, alle forche,
alle ruote di tortura. T’ho visto: eri tu,
con la tua scienza esatta persuasa allo sterminio,
senza amore, senza Cristo. Hai ucciso ancora,
come sempre, come uccisero i padri, come uccisero
gli animali che ti videro per la prima volta.
E questo sangue odora come nel giorno
Quando il fratello disse all’altro fratello:
«Andiamo ai campi». E quell’eco fredda, tenace,
è giunta fino a te, dentro la tua giornata.
Dimenticate, o figli, le nuvole di sangue
Salite dalla terra, dimenticate i padri:
le loro tombe affondano nella cenere,
gli uccelli neri, il vento, coprono il loro cuore.